La cessione del quinto è una particolare forma di finanziamento che prevede rate d'importo costante su un periodo variabile dai 24 ai 120 mesi e l'ammontare di tali rate non può superare il 20% dello stipendio netto. Ogni lavoratore dipendente (ma anche pensionato) può quindi calcolare in modo indicativo la somma di denaro che potrebbe ottenere in prestito tramite la cessione del quinto che, è bene ricordarlo, non può essere negata dal datore di lavoro poichè si tratta di un diritto del dipendente.
Per calcolare la cifra massima richiedibile partendo dal CUD dobbiamo prendere come riferimento il reddito lordo annuo (indicato alla voce "redditi per i quali è possibile fruire della detrazione di cui all'art.13 commi 1,2,3 e 4 del Tuir") e quindi sottrarre le cifre riportare sotto (ritenute IRPEF, addizionale regionale all'IRPEF etc...). La cifra così ottenuta va poi divisa per le mensilità percepite (13, 14 o 15 a seconda dei casi) e divisa per 5 in modo d'avere l'ammontare del quinto dello stipendio mensile.
Moltiplicando tale dato per il numero di rate che si ritengono necessarie ad estinguere il prestito abbiamo una prima indicazione del tetto massimo del capitale erogabile, ma dobbiamo poi sommare alle rate gli interessi e le spese accessorie, come ad esempio quelle relative all'istruttoria della pratica e alle polizze assicurative, le quali sono obbligatorie poichè volte ad intervenire in caso di licenziamento, invalidità o morte del contraente la cessione del quinto.
Per beneficiare di un calcolo più preciso è quindi utile prendere come riferimento il TAEG (Tasso Annuo Effettivo Globale) o l'ISC (Indice Sintetico di Costo) che contemplano non soltanto il tasso d'interesse applicato sul prestito, ma anche fondamentali spese extra, tra le quali le assicurazioni obbligatorie, i costi d'istruttoria e quelli per l'incasso delle rate.
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